di Grazia Leonetti
Figura chiave all’interno del processo di Intelligence è quella dell’analista, il quale, specialmente nell’epoca in cui viviamo, si trova ad espletare un ruolo sempre più complesso e specializzato. L’immensa mole di dati grezzi ed informazioni con cui si trova a lavorare, fa si che l’analista diventi la colonna portante di tutta l’intelligence moderna.
Chi è l’analista? L’analista è la figura che si occupa di trasformare i dati grezzi, assunti grazie a canali informativi differenti, in materiale adatto ad essere compreso e utilizzato da parte del livello direttivo, da parte cioè di quelle figure, cosidette decision makers, le quali, all’interno di un’organizzazione, si occupano di definire le strategie o di effettuare le scelte.
Il compito dell’analista, dunque, è quello di organizzare, verificare e rendere facilmente comprensibile l’informazione.
Gli strumenti adoperati dall’analista affinché possa svolgere in modo produttivo il proprio lavoro, in relazione soprattutto all’ abbondanza di dati con cui lavora, sono quelli metodologici e tecnologici.
Secondo Malfanti le metodologie di analisi sono “criteri sistematici stabiliti e definiti nel corso del tempo per gestire e organizzare l’informazione al fine di sviluppare la conoscenza e prendere decisione”.
Tra queste:
- Accuratezza: l’intelligence prodotta deve essere il più possibile accurata, precisa; un elevato livello di accuratezza diventa difficile da raggiungere se, la fonte dei dati è unica o questi non sono stati sufficientemente validati.
- Obiettività: spesso l’attività dell’analista è influenzata da preconcetti o condizionamenti legati all’ambiente e all’organizzazione in cui esercita l’attività. Una buona metodologia dovrebbe aiutare a superare questi preconcetti.
- Utilità: il lavoro dell’analista deve rispondere alle richieste del livello decisionale in un particolare contesto. Il lavoro deve prima di tutto fornire ciò che deve essere conosciuto, secondariamente ciò che può essere utile sapere.
- Attualità: Il prodotto deve essere fornito in tempi utili per l’applicazione dei risultati. In contesti particolari la metodologia adottata deve consentire di produrre risultati in tempi rapidi.
Gli strumenti tecnologici, invece, si possono dividere in due categorie:
- Strumenti per la comprensione ed elaborazione dei dati: come per es. software per la gestione di immagini o software per l’ elaborazione e traduzione di testi in lingue rare.
- Strumenti che permettono di evidenziare relazioni all’interno di grandi quantità di dati, dove, altrimenti, non sarebbe possibile il match.
L’analista partecipa al ciclo di intelligence in diversi fasi, a partire dalla fase di raccolta dati, determinando il tipo di informazione necessaria per quel determinato problema, alla fase di analisi e reporting. In particolare nella fase di raccolta dati, si pongono diversi problemi legati all’informazioni da reperire, quali:
- Velocità: circa 5 milioni di notizie al secondo;
- Veridicità: 1 notizia su 3 è attendibile;
- Varietà: 100 tipi differenti di formati dati;
- Quantità: 12 terabytes tweets In un giorno.
Dopo aver raccolto i dati ed averli trasformati in informazioni, l’analista deve comunicare le proprie conclusioni al decision maker, che provvederà a livello decisionale.
In questa fase fondamentale, il lavoro di settimane o , addirittura di mesi, deve essere necessariamente ridotto in qualche slides, in cui le conclusioni dell’analista, saranno esposte in modo breve, conciso e preciso, implicando, oltre alla fase di analisi vera e propria, una fase di sintesi del proprio lavoro.
In conclusione si può evidenziare come l’aumento costante di notizie faccia si che l’analista diventi una figura imprescindibile all’interno del ciclo di intelligence, capace di trasformare dati grezzi in informazioni specifiche, combinando metodologie formali a competenze tecnologiche, al fine migliorare, guidare e semplificare il ruolo del decisore.
Bibliografia
F. Malfanti, Il ruolo dell’analista di Intelligence, Intelligrate – Competitive Intelligence and Data Integration, 2005