Crim. Int.
Differentemente dal passato, in cui le organizzazioni criminali si servivano del cosiddetto sistema di Money Laundering, il classico riciclaggio di danaro sporco, le organizzazioni terroristiche di oggi, Isil compreso, preferiscono adottare una nuova forma di finanziamento: il Money Dirting che consiste nell’utilizzo di capitali puliti movimentati sul mercato e successivamente indirizzati a favore di organizzazioni legate alle cellule operative nella guerra del terrore.
Il finanziamento al terrorismo islamista e non islamico – come spesso erroneamente viene definito – rappresenta un problema divenuto focale in seguito alla data dell’11 settembre 2011, quando preminente e necessaria divenne la richiesta di un impegno fattivo finalizzato all’individuazione delle fonti di finanziamento di al Qaeda.
Da un punto di vista prettamente nazionale, mediante il DL 369 del 12 ottobre 2001, l’Italia ha risposto con l’istituzione del Comitato di Sicurezza Finanziaria, presieduto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e rappresentato, oltre che dalle forze di polizia specializzate nella lotta al terrorismo, da tutte quelle Istituzioni preposte che si oppongono agli illeciti economico-finanziari.
L’esperienza di contrasto sul campo, a cui il nostro Paese ha contribuito mediante l’attuazione del congelamento dei beni di gruppi o soggetti appartenenti ad organizzazioni terroristiche, ha portato però ad evidenziare che, differentemente da al Qaeda – in cui i cespiti finanziari adoperati per gli attentati erano cospicui e rilevanti – le cellule jihadiste presenti In Italia e in Europa, utilizzano somme di denaro per lo più modeste e derivanti dalle varie forme di autofinanziamento.
Dalle indagini è emerso che le attività di spaccio di sostanze stupefacenti, le dinamiche di falsificazione documentale e il ricorso a proventi di piccole imprese commerciali, come vedremo nel dettaglio più avanti, venivano poi destinate presso i campi di addestramento presenti in quell’area che per comodità definiremo Siraq, nome con cui s’identificano tutti quei territori e quelle regioni presenti in Siria e in Iraq.
Significativo per la comprensione di come piccole somme di denaro siano bastate per l’organizzazione di stragi, sono gli attentati consumati in Spagna e Regno Unito a cavallo degli anni 2000. Il trasferimento di denaro verso le zone di conflitto veniva spesso perpetrato mediante la diversificazione dei mezzi.
Il sistema dell’ hawala e quello della zakat, unitamente allo sfruttamento dei circuiti money transfer, rappresentano infatti canali che purtroppo, spesso, in maniera lecita o illecita, agevolano i gruppi terroristici.
Curiosità
L’Hawala, governata dalla legge della sharia, rappresenta un sistema informale di trasferimento di valori basato sull’onore e sulle prestazioni di una grande rete di mediatori localizzati per lo più in Medio Oriente, nell’Asia Orientale e in alcune parti dell’Africa. Questo sistema, che trae le sue origini dalla legge islamica tradizionale, tanto da essere già menzionato nella legge islamica dell’VIII secolo, può essere definita a tutti gli effetti come uno degli strumenti della finanza islamica utilizzata dalle reti della jihad.
Il meccanismo consta di un cliente che avvicina un broker hawala in una città e consegna a questi una somma da trasferire ad un destinatario che si trova in un’altra città, di solito estera. Il broker hawala contatta un suo omologo localizzato nella città del destinatario e sottraendo una piccola somma di commissione, dà delle disposizioni sui fondi, promettendo di saldare il debito successivamente. La peculiarità del sistema è che tra i broker non vengono a scambiarsi strumenti cambiari ma le transazioni avvengono unicamente in base all’onore.
Sono proprio la velocità delle transizioni e la riservatezza delle stesse a rendere il sistema particolarmente attraente per le organizzazioni terroristiche.
In Paesi come l’Afghanistan dove non esiste un sistema tradizionale di banche, tutto si svolge attraverso l’hawala.
Va precisato e sottolineato che ad oggi, le banche islamiche, anch’esse governate dalla sharia, sono presenti in tutto il mondo. Sono proprio queste ultime ad applicare la Zakat, ossia l’elemosina che dalla religione è imposta ad ogni musulmano su qualsiasi contratto o transazione. In questo modo le banche trattengono una somma di denaro che è pari al 2% del patrimonio personale per poi versarla ad organizzazioni filantropiche islamiche. Di fatto si tratta di somme, quelle destinate alla zakat, che restano irrintracciabili poiché non registrate in bilancio.
A al proposito sono diverse le stime secondo cui queste organizzazioni possono attingere a risorse di svariati miliardi di dollari, con la certezza che una volta completate le transizioni, ogni registrazione contabile può essere distrutta.
Quando parliamo di Money transfer facciamo riferimento a quegli sportelli finanziari nati per agevolare le rimesse in patria dei migranti extracomunitari ed oggi molto diffusi anche in Italia, che rappresentano un canale alternativo a quello bancario in grado di movimentare denaro contante mediante delle operazioni di compensazione effettuate da operatori finanziari fra loro collegati attraverso un circuito internazionale e principalmente gestito da due grandi multinazionali mondiali che conosciamo con il nome di Western Union e Money Gram.
Tale sistema di trasferimento si struttura su 3 livelli:
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Le multinazionali, che si occupano di gestire la rete ed il sistema di trasferimento;
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Gli agenti, operanti nei singoli Paesi, mediante appositive convenzioni per conto di istituti di pagamento nazionali o comunitari;
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I sub-agenti, che rappresentano i “punti vendita” operanti a diretto contatto con la clientela.
Le caratteristiche di celerità della prestazione offerta, l’immediatezza di accesso al servizio e la diffusione capillare sul territorio, ne fanno quindi uno dei mezzi preferenziali utilizzati per trasferire consistenti somme di denaro scaturenti da traffici illeciti.
Pensare che solo nell’ultimo triennio, l’incremento dei money trasfert ha portato al superamento di oltre 16.000 unità, un dato superiore all’intera rete delle Poste Italiane, lascia intendere che i flussi rilevati presso queste sistemi (che ricordiamo presentano diversi aspetti di antieconomicità rispetto ai tradizionali sistemi bancari), non sono costituiti soltanto da rimesse dei lavoratori stranieri, ma anche da transizioni legate ad attività imprenditoriali o industriali.
All’interno dello stesso quadro di analisi non possiamo esimerci dunque dal prestare attenzione a quel fenomeno che comunemente viene definito Shadow Banking System: vale a dire il sistema bancario ombra.
Con l’espressione inglese Shadow Banking è da intendersi, in sintesi, il sistema di intermediazione creditizia composto da entità che si muovono all’esterno dei circuiti regolamentati dal sistema bancario … offrendo agli investitori alternative ai classici depositi bancari … tale sistema potrebbe essere utilizzato come strumento per violare la regolamentazione o la vigilanza bancaria.
Averne contezza e analizzare questi fenomeni che troppo spesso fungono da scivolo per l’implementazione di reti di finanziamento si tradurrà inevitabilmente in una maggiore capacità di attacco e contrasto a tutte quelle organizzazioni legate alla filiera terroristica.
Bibliografia
Documento,“Terrorismo internazionale. I principi su cui si basa l’impianto normativo penalistico italiano per disciplinare le attività di controllo e repressione dei flussi economico-finanziari creati e gestiti dalle organizzazioni terroristiche internazionali”;
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Limes: rivista italiana di geopolitica, (2014), Le maschere del Califfo: che cos’è lo stato islamico? Chi lo usa e per quali scopi? L’Occidente e le partite del Golfo
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